“Chi è che ha aperto i suoi
occhietti?”
È da quando è nato che saluto
così il mio bambino, con la nostra frase rituale. Solitamente sorride, allunga
le braccia e ci abbracciamo per la nostra coccola mattutina. Adoro il momento
in cui stiamo abbracciati stretti stretti e assaporo il suo profumo!
Ci sono mattine, però, in cui il
risveglio è più difficoltoso. Il lunedì mattina è una di queste. In fondo,
però, chi non ritiene che la sveglia del lunedì mattina non sia un trauma?
Così la giornata di Polpetta
inizia con il suo girarsi e rigirarsi da un lato all’altro del lettino ed una
serie di proteste: “Mamma, pigni luce! Io dormo! Mamma c’è ancora buio, faccio
nanne!” E cosi via per alcuni minuti.
Finalmente, quando poi riesco ad
estrarlo dal lettino, inizia la corsa mattutina contro il tempo.
Non serve alzarsi un po’ prima,
non serve dormire tanto la domenica e recuperare la stanchezza accumulata in
una settimana di nido, il lunedì mattina è sempre e comunque una tragedia.
Via di corsa in bagno, a fare la
pipì sul water e a lavarsi, vestirsi, pettinarsi. Ogni mattina iniziamo col
buon proposito di lavorare sull’autonomia per imparare a lavarsi da soli, a
vestirsi, per sentirsi grandi.
Eppure, c’è sempre il
contrattempo: la pipì che ci mette un sacco di tempo ad arrivare, Polpetta che
vuole giocare con le bolle di sapone che si formano sulle mani, le calze che
non ne vogliono proprio sapere di infilarsi o i pantaloni incastrati sul
pannolino che non salgono…
Così, affannati, arriviamo in
cucina. A volte è di buon umore e mangia la sua colazione felice e autonomo, ma
con tempi biblici, altre volte non ne vuole proprio sapere di mangiare. Cosi mi
ritrovo a tracannare di corsa il mio tea, a ingurgitare yogurt e cereali,
mentre ricordo a Polpetta di mangiare, gli infilo in bocca qualche cucchiaio,
inizio a lavare le tazze alla velocità della luce.
Poi, guardo l’ora e con orrore
vedo che anche questa mattina è tardi, infilo la mia e la sua giacca alla velocità
della luce, calzo il cappello da orsetto sulla sua testolina. Un secondo di
tempo per ammirare quanto è carino con quel cappello, un bel bacio, perché per
un bacio c’è sempre tempo, infine ci teletrasportiamo in macchina, dove tutte
le volte mi ritrovo a litigare con le cinture di sicurezza del seggiolino. Sbuffo,
ma so che la sua sicurezza è importantissima, respiro e finalmente sento il
click che mi dice che si sono agganciate.
Tic-tac, tic-tac, il tempo corre
inesorabile, e noi corriamo sulla strada che ci porta al nido, facendo slalom
tra macchine lente, trattori, autovelox che ci impongono di rallentare.
Finalmente eccoci, siamo al nido.
Corriamo nel vialetto, mentre il mio Orsacchiotto ridacchia tutto felice perché
gli piace la nostra corsetta mattutina. Arriviamo all’armadietto e velocissimi
togliamo giacca, sciarpa e cappello, sfiliamo le scarpe e infiliamo le
antiscivolo.
Infine, il momento più bello
della mattina.
“Amore della mamma, vieni che ci
salutiamo bene prima di entrare!” e lui mi corre incontro, ci abbracciamo forte
forte, lo riempio di baci che gli restino attaccati tutto il giorno e lui mi
stampa il suo bacetto umidiccio sula guancia, col suo sorrisino da seduttore,
pronto per entrare in sezione felice e conquistare il mondo!
È un abbraccio veloce, concitato
come tutti i gesti del mattino, ma mi resta nel cuore per tutto il giorno. Un raggio
di sole nella frenesia che ci impone la quotidianità.
A volte mi chiedo quanto sia
giusto imporre questi ritmi serrati ai nostri bambini. La società ci impone di
essere veloci, di essere efficienti senza sbagliare, perché l’errore ci porta
inevitabilmente a perdere tempo prezioso: il tempo è denaro, non si può
sprecare.
Ma proprio perché il tempo è un
bene prezioso, non è giusto che la frenesia ci faccia perdere di vista ciò che
abbiamo di più caro, non va bene che per arrivare in tempo ci si dimentichi di
un bacio, di una carezza.
Personalmente preferisco perdere
un minuto, ma crearmi un ricordo affettivo significativo col mio bambino, perché
sono attimi che nessuno ci riporterà mai indietro, sono momenti preziosi, che
ci fanno sentire appagati e nel contempo danno quelle piccole certezze ai
nostri bambini che faranno da mattoni per la loro personalità. Quel bacino dato
poco prima di entrare in sezione, in un momento ritagliato con cura, gli da
quella sicurezza che gli serve per affrontare la sua giornata. La mia mamma mi
sta salutando, ci diamo un bel bacio, ma so che mi penserà tutto il giorno e,
quando questa sera ci rivedremo e ci daremo un altro bacio, saremo felici di
ritrovarci e ci abbracceremo assaporando il ritrovarsi e la possibilità di
raccontarci come sono andate le nostre giornate.
Nessun commento:
Posta un commento